La politica come libertà di Aurelio Musi
“La pittura come vita”, “la libertà di amare e di apprendere”. Sono due concetti, due immagini sintetiche, ma assai espressive, felicemente scelte come titolo del ciclo di iniziative dedicate a Guido Sacerdoti. Intellettuale dai contorni non facilmente definibili, capace di muoversi con leggerezza e, insieme, con serietà e impegno valicando confini e steccati disciplinari, Sacerdoti è stato medico e ricercatore rigoroso ma non settoriale, artista di ritratti e paesaggi, che non dipingeva per esporre ma per rappresentare frammenti di se stesso, scrittore senza scrivere romanzi, musicista. Definirlo “border line” sarebbe improprio, perché l'espressione farebbe pensare ad una personalità approssimativa, segnata dall'incertezza e dalla provvisorietà. E Guido non era né approssimativo, né incerto, né provvisorio.
“La libertà di amare e di apprendere” ha significato per Guido impegno totale e, insieme, curiosità per i rapporti umani, disponibilità all'ascolto, alla conoscenza, all'interesse per gli altri; e ancora ironia e autoironia come disposizioni permanenti dell'animo e condizioni di possibilità dell'esistenza propria e altrui.
Oggetto di queste brevi note è una riflessione sulle tipologie dell'impegno politico di Guido. In particolare del giovane Guido che, tra gli anni Sessanta e i primi Settanta del secolo scorso, costruisce un rapporto originale con le grandi questioni della politica internazionale e nazionale, promuovendo forme di associazionismo profondamente incardinate nella vita cittadina. Le fonti principali di riferimento sono costituite da documenti presso l'Istituto Campano per la Storia della Resistenza, scritti di Guido Sacerdoti in possesso della moglie Marcella Marmo, memoria orale dei compagni di Guido, che hanno condiviso le sue esperienze.
La nuova fase della guerra fredda, con il disgelo e la coesistenza pacifica che costituiscono non la fine, ma solo una nuova tappa della politica dei due blocchi nel sistema delle relazioni internazionali; l'ultimo stadio del miracolo economico italiano e i primi anni del centro-sinistra, ma anche i rischi di svolta autoritaria nel 1964; la crescita della Democrazia Cristiana e l'arretramento del Partito Comunista nella prima metà degli anni Sessanta, ma anche la vitalità dei rapporti tra cultura e politica esemplificata da due riviste come “Nord e Sud” e “Cronache Meridionali”: sono questi, assai schematicamente, alcuni elementi che costituiscono lo sfondo e il contesto entro cui si colloca l'impegno politico del giovane Guido.
Nel settembre 1962 viene fondata a Firenze l'associazione “Nuova Resistenza”. Al congresso sono rappresentati cattolici di sinistra, socialisti e comunisti. Tra i numi tutelari figurano Giorgio La Pira ed Enzo Enriquez Agnoletti. Segretario nazionale fino al 1963 sarà Alberto Scandone, studioso di Gramsci e di Theilard de Chardin. I punti principali del manifesto programmatico dell'associazione sono: la battaglia contro il qualunquismo dei giovani e gli ordinamenti reazionari del paese; l'alleanza tra tutte le forze politiche e ideali che si richiamano alla resistenza antifascista; il dialogo tra tutte le componenti dell'associazione; la valorizzazione delle competenze in stretto rapporto con il processo di formazione politica; l'autonomia dai partiti. Sono questi, tra altri, i temi affrontati anche nel numero unico in attesa di autorizzazione della rivista “Nuova Resistenza”: l'incontro fra cattolici e marxisti, l'esigenza di superare la formula del centro-sinistra con la “svolta a sinistra”, la presenza dell'associazione nei luoghi di lavoro, i processi di decolonizzazione soprattutto in Africa (Angola), il fascismo in Grecia.
Nel 1963 la commissione nazionale di “Nuova Resistenza” è formata da Aldo Agosti, Giorgio Cabibbe, Daniele Lombardo Radice. L'anno successivo il Partito comunista e la sua federazione giovanile mostrano particolare interesse per l'associazione: le sezioni periferiche sono invitate a discutere il manifesto programmatico di “Nuova Resistenza”. I documenti rispecchiano la tendenza più generale del PCI nei confronti dell'associazionismo giovanile di sinistra: la doppiezza cioè tra la linea di rispetto formale per l'autonomia e la linea di spinta sostanziale all'egemonia.
Nel 1964 N.R. registra con preoccupazione l'involuzione autoritaria e i rischi che corre la democrazia nel paese: più deciso e urgente appare il richiamo alla conoscenza e all'attuazione della Costituzione.
Uno scritto di Guido del novembre 1962 può essere considerato legittimamente una sorta di documento preparatorio per la fondazione della sezione napoletana di “Nuova Resistenza”. Il primo riferimento è alle tante riunioni che si svolgono in “clima d'allegria”: una notazione particolarmente importante perché caratterizzerà sempre il modo di vivere la politica da parte di Guido e del gruppo dei suoi compagni. Sono quindi precisati i margini di possibilità del dialogo con i fascisti. Il progetto di NR napoletana esclude qualsiasi ipotesi di “partitismo acceso”, gli “ibridi tentativi di unione tra tendenze contrastanti”. Rifiuta stili e linguaggi di sapore moroteo: il riferimento alle “convergenze parallele” è esplicito. Obiettivi prioritari devono essere “la reciproca conoscenza tra i giovani e l'azione comune”. Piattaforma di base sono la Costituzione e la lotta contro il fascismo. Al manifesto programmatico nazionale si ispirano sia la ricerca del dialogo tra democratici, cattolici e marxisti sia l'apartitismo sia l'identificazione degli strumenti per l'intervento politico (conferenze, dibattiti, commissioni di studio).
Il 12 gennaio 1963 Sacerdoti è eletto segretario dell'associazione con 41 voti su 48. L'elezione è salutata “con calorose manifestazioni di consenso”. Del comitato direttivo fanno parte Cecere, Catalano, Mazzacane, D'Anduono, De Laurentis, Cosentino.
Assai ricche e diversificate sono le iniziative promosse da NR. Si parte con una conferenza di Aldo Mazzacane sulla Spagna franchista nel 1962. Carlo Levi e Manlio Rossi Doria commemorano nel 1963 Rocco Scotellaro. Nello stesso anno è organizzata una mostra sul ghetto di Varsavia e la proiezione del film “Salvatore Giuliano”, che suscita vivacissime polemiche. Numerose le conferenze: su Grecia, scuola e democrazia, questione meridionale, decolonizzazione africana. Da ricordare anche il confronto con altre forme di associazionismo cittadino come il circolo “F.De Sanctis”.
E' importante osservare che NR, coerentemente col manifesto programmatico nazionale e con le linee di indirizzo individuate da Guido nel 1962, svolge una stabile attività di formazione politico-culturale attraverso la creazione e lo sviluppo di gruppi di studio presso la facoltà di Lettere: un'anticipazione, dunque, delle commissioni e dei controcorsi che diventeranno pratica abituale negli anni del Movimento Studentesco. La voglia di approfondire e discutere insieme anima il gruppo napoletano di NR.
Nell'agosto del 1964 Sacerdoti partecipa al congresso mondiale per la pace che riunisce a Berlino Est una moltitudine di giovani provenienti da molti paesi. Si tratta in realtà di una manifestazione tesa a legittimare la costruzione del Muro di Berlino. Pare che Guido fosse il solo a non approvarla e a mostrare sensibilmente il suo dissenso. Viene prelevato da un servizio d'ordine ed espulso. Di ritorno, non si ferma a Roma dove stanno svolgendosi i funerali di Togliatti, ma prosegue verso la sua amata Alassio.
Le ultime iniziative di NR sono una marcia per la pace e il manifesto contro la prescrizione dei crimini nazisti nel 1965. Poi l'esaurimento di NR napoletana coincide con la fine dell'esperienza nazionale dell'associazione.
L'impegno politico di Guido si sposta altrove: nel PCI (iscrizione dal 1966) e negli organismi universitari napoletani, dei quali contesta la gestione verticistica. Partecipa al Movimento Studentesco ma non schierato su posizioni estremiste e sempre in polemica con la Sinistra Universitaria.
Nei primi anni Settanta Guido si dedica soprattutto all'organizzazione di Medicina Democratica e alla pubblicazione della rivista “Il cuore batte a sinistra”. Partecipa nel 1972 al collettivo operai-impiegati dell'Olivetti di Marcianise sulla nocività in fabbrica: del gruppo fanno parte tra gli altri Guelfo Pulci Doria, Luciano Nunziante, Massimo Menegozzo. Con gli psichiatri De Renzis, Margherita, Piro, Guido promuove alcune iniziative al “Bianchi”, documentate sulla rivista “Il cuore batte a sinistra” tra il 1975 e il 1977 con le splendide foto di Mimmo Jodice.
Per Guido la politica ha significato un sistema di valori vissuto nella pratica quotidiana, ma con la stessa leggerezza e allegria, con lo stesso disincanto senza mai scadere nel cinismo, che ha saputo dispiegare nei rapporti umani della vita quotidiana.
“La pittura come vita”, “la libertà di amare e di apprendere”. Sono due concetti, due immagini sintetiche, ma assai espressive, felicemente scelte come titolo del ciclo di iniziative dedicate a Guido Sacerdoti. Intellettuale dai contorni non facilmente definibili, capace di muoversi con leggerezza e, insieme, con serietà e impegno valicando confini e steccati disciplinari, Sacerdoti è stato medico e ricercatore rigoroso ma non settoriale, artista di ritratti e paesaggi, che non dipingeva per esporre ma per rappresentare frammenti di se stesso, scrittore senza scrivere romanzi, musicista. Definirlo “border line” sarebbe improprio, perché l'espressione farebbe pensare ad una personalità approssimativa, segnata dall'incertezza e dalla provvisorietà. E Guido non era né approssimativo, né incerto, né provvisorio.
“La libertà di amare e di apprendere” ha significato per Guido impegno totale e, insieme, curiosità per i rapporti umani, disponibilità all'ascolto, alla conoscenza, all'interesse per gli altri; e ancora ironia e autoironia come disposizioni permanenti dell'animo e condizioni di possibilità dell'esistenza propria e altrui.
Oggetto di queste brevi note è una riflessione sulle tipologie dell'impegno politico di Guido. In particolare del giovane Guido che, tra gli anni Sessanta e i primi Settanta del secolo scorso, costruisce un rapporto originale con le grandi questioni della politica internazionale e nazionale, promuovendo forme di associazionismo profondamente incardinate nella vita cittadina. Le fonti principali di riferimento sono costituite da documenti presso l'Istituto Campano per la Storia della Resistenza, scritti di Guido Sacerdoti in possesso della moglie Marcella Marmo, memoria orale dei compagni di Guido, che hanno condiviso le sue esperienze.
La nuova fase della guerra fredda, con il disgelo e la coesistenza pacifica che costituiscono non la fine, ma solo una nuova tappa della politica dei due blocchi nel sistema delle relazioni internazionali; l'ultimo stadio del miracolo economico italiano e i primi anni del centro-sinistra, ma anche i rischi di svolta autoritaria nel 1964; la crescita della Democrazia Cristiana e l'arretramento del Partito Comunista nella prima metà degli anni Sessanta, ma anche la vitalità dei rapporti tra cultura e politica esemplificata da due riviste come “Nord e Sud” e “Cronache Meridionali”: sono questi, assai schematicamente, alcuni elementi che costituiscono lo sfondo e il contesto entro cui si colloca l'impegno politico del giovane Guido.
Nel settembre 1962 viene fondata a Firenze l'associazione “Nuova Resistenza”. Al congresso sono rappresentati cattolici di sinistra, socialisti e comunisti. Tra i numi tutelari figurano Giorgio La Pira ed Enzo Enriquez Agnoletti. Segretario nazionale fino al 1963 sarà Alberto Scandone, studioso di Gramsci e di Theilard de Chardin. I punti principali del manifesto programmatico dell'associazione sono: la battaglia contro il qualunquismo dei giovani e gli ordinamenti reazionari del paese; l'alleanza tra tutte le forze politiche e ideali che si richiamano alla resistenza antifascista; il dialogo tra tutte le componenti dell'associazione; la valorizzazione delle competenze in stretto rapporto con il processo di formazione politica; l'autonomia dai partiti. Sono questi, tra altri, i temi affrontati anche nel numero unico in attesa di autorizzazione della rivista “Nuova Resistenza”: l'incontro fra cattolici e marxisti, l'esigenza di superare la formula del centro-sinistra con la “svolta a sinistra”, la presenza dell'associazione nei luoghi di lavoro, i processi di decolonizzazione soprattutto in Africa (Angola), il fascismo in Grecia.
Nel 1963 la commissione nazionale di “Nuova Resistenza” è formata da Aldo Agosti, Giorgio Cabibbe, Daniele Lombardo Radice. L'anno successivo il Partito comunista e la sua federazione giovanile mostrano particolare interesse per l'associazione: le sezioni periferiche sono invitate a discutere il manifesto programmatico di “Nuova Resistenza”. I documenti rispecchiano la tendenza più generale del PCI nei confronti dell'associazionismo giovanile di sinistra: la doppiezza cioè tra la linea di rispetto formale per l'autonomia e la linea di spinta sostanziale all'egemonia.
Nel 1964 N.R. registra con preoccupazione l'involuzione autoritaria e i rischi che corre la democrazia nel paese: più deciso e urgente appare il richiamo alla conoscenza e all'attuazione della Costituzione.
Uno scritto di Guido del novembre 1962 può essere considerato legittimamente una sorta di documento preparatorio per la fondazione della sezione napoletana di “Nuova Resistenza”. Il primo riferimento è alle tante riunioni che si svolgono in “clima d'allegria”: una notazione particolarmente importante perché caratterizzerà sempre il modo di vivere la politica da parte di Guido e del gruppo dei suoi compagni. Sono quindi precisati i margini di possibilità del dialogo con i fascisti. Il progetto di NR napoletana esclude qualsiasi ipotesi di “partitismo acceso”, gli “ibridi tentativi di unione tra tendenze contrastanti”. Rifiuta stili e linguaggi di sapore moroteo: il riferimento alle “convergenze parallele” è esplicito. Obiettivi prioritari devono essere “la reciproca conoscenza tra i giovani e l'azione comune”. Piattaforma di base sono la Costituzione e la lotta contro il fascismo. Al manifesto programmatico nazionale si ispirano sia la ricerca del dialogo tra democratici, cattolici e marxisti sia l'apartitismo sia l'identificazione degli strumenti per l'intervento politico (conferenze, dibattiti, commissioni di studio).
Il 12 gennaio 1963 Sacerdoti è eletto segretario dell'associazione con 41 voti su 48. L'elezione è salutata “con calorose manifestazioni di consenso”. Del comitato direttivo fanno parte Cecere, Catalano, Mazzacane, D'Anduono, De Laurentis, Cosentino.
Assai ricche e diversificate sono le iniziative promosse da NR. Si parte con una conferenza di Aldo Mazzacane sulla Spagna franchista nel 1962. Carlo Levi e Manlio Rossi Doria commemorano nel 1963 Rocco Scotellaro. Nello stesso anno è organizzata una mostra sul ghetto di Varsavia e la proiezione del film “Salvatore Giuliano”, che suscita vivacissime polemiche. Numerose le conferenze: su Grecia, scuola e democrazia, questione meridionale, decolonizzazione africana. Da ricordare anche il confronto con altre forme di associazionismo cittadino come il circolo “F.De Sanctis”.
E' importante osservare che NR, coerentemente col manifesto programmatico nazionale e con le linee di indirizzo individuate da Guido nel 1962, svolge una stabile attività di formazione politico-culturale attraverso la creazione e lo sviluppo di gruppi di studio presso la facoltà di Lettere: un'anticipazione, dunque, delle commissioni e dei controcorsi che diventeranno pratica abituale negli anni del Movimento Studentesco. La voglia di approfondire e discutere insieme anima il gruppo napoletano di NR.
Nell'agosto del 1964 Sacerdoti partecipa al congresso mondiale per la pace che riunisce a Berlino Est una moltitudine di giovani provenienti da molti paesi. Si tratta in realtà di una manifestazione tesa a legittimare la costruzione del Muro di Berlino. Pare che Guido fosse il solo a non approvarla e a mostrare sensibilmente il suo dissenso. Viene prelevato da un servizio d'ordine ed espulso. Di ritorno, non si ferma a Roma dove stanno svolgendosi i funerali di Togliatti, ma prosegue verso la sua amata Alassio.
Le ultime iniziative di NR sono una marcia per la pace e il manifesto contro la prescrizione dei crimini nazisti nel 1965. Poi l'esaurimento di NR napoletana coincide con la fine dell'esperienza nazionale dell'associazione.
L'impegno politico di Guido si sposta altrove: nel PCI (iscrizione dal 1966) e negli organismi universitari napoletani, dei quali contesta la gestione verticistica. Partecipa al Movimento Studentesco ma non schierato su posizioni estremiste e sempre in polemica con la Sinistra Universitaria.
Nei primi anni Settanta Guido si dedica soprattutto all'organizzazione di Medicina Democratica e alla pubblicazione della rivista “Il cuore batte a sinistra”. Partecipa nel 1972 al collettivo operai-impiegati dell'Olivetti di Marcianise sulla nocività in fabbrica: del gruppo fanno parte tra gli altri Guelfo Pulci Doria, Luciano Nunziante, Massimo Menegozzo. Con gli psichiatri De Renzis, Margherita, Piro, Guido promuove alcune iniziative al “Bianchi”, documentate sulla rivista “Il cuore batte a sinistra” tra il 1975 e il 1977 con le splendide foto di Mimmo Jodice.
Per Guido la politica ha significato un sistema di valori vissuto nella pratica quotidiana, ma con la stessa leggerezza e allegria, con lo stesso disincanto senza mai scadere nel cinismo, che ha saputo dispiegare nei rapporti umani della vita quotidiana.