Oggi, è arrivato quel momento di Alberto Jona Falco
Contributo di Alberto Jona Falco nell'ambito dell'evento "Guido Sacerdoti - Ritratto di un uomo poliedrico" tenutosi il 27 maggio 2023 presso la Fondazione Valenzi, a Napoli
10 anni fa mai mi sarei aspettato di arrivare ad oggi a tentare di fare quello che sto per tentare di fare, ma tu Guido che amavi anche gli scherzi, me l'hai proprio fatta, me l'hai fatta grossa, ma come faccio a non perdonarti… in fondo l’hai fatto, anche e soprattutto grazie alla complicità di Carlo, mi hai buggerato e mi hai portato qui a parlare di te, oggi.
E allora partiamo dal fondo, proprio da Carlo che davvero raccoglie in sé molto di te, e in questo caso, prima di tutto il senso della burla e dello scherzo, ma mai cattivo, mai con intenti negativi e decisamente inserito nel solco della tradizione napoletana, quindi forse nè burla nè scherzo ma sberleffo…. Un cocktail quindi che alle note saporite del witz di humor ebraico spesso sapientemente miscelate tra ironia e autoironia aggiunge il tocco napoletano una giusta quantità di cazzimma
Una sera Carlo, dopo che ha giocato almeno un’oretta con sua figlia Edith, la ruba a Roberta fingendosi il padre perfetto e lo fa con la scusa di metterla a letto, ma in realtà è talmente innamorato di sua figlia che inventerebbe di tutto, comunque una sera che in realtà a Milano è già notte mi telefona, mi chiede come sto, mi chiede come va il lavoro, finge di farsi mille scrupoli per non disturbarmi e poi in realtà mi chiede una mini consulenza professionale come fotografo e grafico, inizia quindi chiedendomi un parere e poi come se niente fosse mi lascia alla fine della telefonata con un'idea veramente folle: "Alberto ma perché non dici anche tu due parole per ricordare papà?",
"ma no dai cosa c’entro io",
"ma siiii mi farebbe piacere giusto due parole, uno due minuti…"
e dopo pochi giorni ti dice che secondo lui non serve più di mezz’ora…
ma voi state tranquilli non è mia intenzione intrattenervi così a lungo.
Io provo a negarmi, gli dico che non ha senso, che non sono davvero nessuno, non sono un collega medico, non sono un musicista, non sono pittore, non sono neanche un runner, non scrivo saggi non sono neanche un parente, se non forse acquisito E allora perché io? Solo perché ti voglio tanto bene Guido è un motivo sufficiente? Sì.
Carlo mi hai convinto non posso dire di NO! Accetto, anzi mi convinco che è giusto.
Seguo quindi l’istinto e l’insegnamento dei miei maestri e con il loro permesso, mi sembra doveroso fare due azioni virtuose secondo la tradizione ebraica: quella di ricordare una persona pronunciando il suo nome per ricordarla ed anche quello di riflettere cercando di trarre insegnamento dal collegamento che è possibile provare a costruire tra le caratteristiche peculiari della persona e alcuni passi biblici, ma state tranquilli questa ultima parte non mi compete e quindi ne sarete risparmiati, però sappiate che dedicare uno studio un ricordo pubblico ad una persona per ricordarla, è proprio una tradizione ebraica e viene detto “Limud”.
Proviamo allora a parlare di te Guido, attraverso un percorso inconsueto e in salita, almeno per me, una specie di scala che passi da un gradino all’altro senza bisogno di nessi tra un passo e l’altro perchè è l’insieme che ci interessa, che la scala dunque ci porti dove vogliamo, apprezzando il passo che incede sui questi 7 gradini.
Il PRIMO PASSO è quando ho conosciuto Guido: è stato, molto presto, io ero proprio un bambino, appena arrivato a Napoli da Genova, con molte allergie e un vaccino anti-colera e i miei mi hanno portato da questo giovane dottore….
Provo a descrivervi la scena: un bimbo di seconda elementare che accompagnato dalla mamma, viene catapultato in uno studio di un dottore sconosciuto che lo riceve per visitarlo, ma, inaspettatamente, invece di cominciare a parlare con la mamma… il Dottore parla con me.
Non ricordo la paura che avrei dovuto avere (in fondo la visita di un dottore non piace a nessun bambino, tanto più se sai che ti sta per tagliuzzare delicatamente entrambe le braccia per appoggiare delle goccine e verificare quale tipo di reazione avrò agli allergeni con i quali mi sta sfiorando).
Ricordo perfettamente che Guido si è subito alzato dalla sua scrivania mi è venuto incontro e si è abbassato per parlarmi, proprio alla mia altezza e, come ho scoperto anni dopo, proprio come raccomandava Janus Korczak, l'inventore del tribunale dei bambini e notissimo pedagogo polacco, ancora oggi studiatissimo, finito a Treblinka per restare insieme ai suoi bambini dell’orfanotrofio del Ghetto di Varsavia.
Guido dicevo mi ha portato alla finestra del suo studio a guardare Lontano, ma proprio lontano oltre a quello che pensavo si potesse vedere da quella finestra.
Insieme abbiamo guardato l'orizzonte, il mare e il cielo, erano tre blu differenti e di questo abbiamo iniziato a parlare.
Lo studio lo ricordo con una scrivania in legno e un mobile con manuali e strana strumentazione alle spalle di Guido, qualche quadro colorato e oggetti divertenti, ma l'altra cosa che mi colpì di quella visita non furono le mie braccia che si erano gonfiate clamorosamente sul braccio delle graminacee e dei gatti, e che prudevano in maniera vertiginosa, ma quando lui dopo un grande sorriso, per chiudere la visita, mi chiede di soffiare tutto il vento che avevo dentro per verificare la mia capacità polmonare.
Io avevo 7 anni e Guido 21 più di me.
Le vicende della vita sono incredibili e diventa difficile raccontarle se non si è romanzieri soprattutto quando sono vicende che a qualcuno potrebbero sembrare semplici coincidenze.
Fatto sta che tre anni dopo, ancora bambino, mi trasferisco a Venezia dove resto fino alla maturità e nulla fa pensare che il mio legame con Napoli e con Guido debba avere un seguito o almeno così appare in quel momento
PASSO 2
Qualche anno dopo, dopo il liceo, una ragazza che abitava a poche decine di metri dal studio di Guido, una napoletana non proprio verace perchè è nata al Vomero, e che avevo conosciuto bambina durante il mio soggiorno triennale a Napoli, mi incuriosisce, mi stupisce e soprattutto mi….concupisce a tal punto che mi tocca tornare a trovarla parecchie volte, finché la cosa si fa seria.
E dopo una serie di innumerevoli viaggi, comincio a frequentare assiduamente anche la famiglia di lei e scopro durante una delle meravigliose cene di Pesach la Pasqua ebraica della quale vi parlerò fra poco, che quella ragazza è in pratica, una cugina di Guido.
Ritrovo quindi Guido una sera in via Michetti, è una sera importante…voi tutti sapete che la sera di Pesach è la cena più importante rappresentata nell’intera storia dell’arte… per qualcuno quella sera è stata l’ultima cena, ma personalmente speravo che così non fosse per me
Immaginate la scena:
Un timoroso ventenne che cerca di farsi un’immagine di bravo ragazzo con la famiglia della sua ragazza, quel poco più che adolescente viene precipitato in una classica famiglia ebraica imbevuta come un babà nelle incredibili dinamiche che rasentano i casi psichiatrici, dovuti alla frenesia che tutto sia a posto e perfetto al momento giusto.
Per fortuna sono ebreo anch'io, ma non pensavo di ritrovarmi sottoposto ad una pressione psicologica di tale entità e per di più in una famiglia che sembrava un vero gineceo, una casa gestita da solo donne, dove ogni fiato o movimento era previsto solo in chiave femminile perché gestita, governata e comandata solo da donne, dalla nonna matriarca all'ultima nipotina e dove ovviamente i pochi uomini presenti per errore, avevano l’unico impegno di sbagliare il meno possibile.
Non vi sto a spiegare cosa vuol dire un esercito di mamme, suocere zie cugine nipoti tutte donne ebree che ti accolgono e ti dicono ognuna con sfumature diverse, cosa devi fare…
ma per fortuna dall’altro lato del tavolo la mia scialuppa di salvataggio: tra tutte queste persone che ti guardano strano: ecco due occhi azzurri, brillanti, raffinati e intelligenti che mi vengono incontro mi stringono la mano e mi dicono Benvenuto,
Io farfuglio qualcosa e per togliermi d’imbarazzo e volendo fare bella figura dico che apprezzo molto e che mi sembra una parola in armonia con il testo che verrà letto durante la serata. La Haggadàh di Pesach infatti recita: ”Chiunque abbia fame venga e mangi; chiunque abbia bisogno venga e celebri Pesach. Quest'anno siamo qui, l'anno prossimo saremo in terra d'Israele; quest'anno siamo qui schiavi, l'anno prossimo saremo in terra di Israele, uomini liberi.”
E lui aggiunge: "in questo senso spero proprio che ce la farai a superare tutta questa ammuina e ad uscirne vivo…e libero".
Guido è INNANZITUTTO proprio questo: accogliente e…autoironico
E pensando a quella serata e riflettendo oggi su chi è Guido, chiacchierando con suo figlio Carlo, sono arrivato alla conclusione che è un uomo davvero difficile da inscatolare in una semplice definizione, è un uomo talmente poliedrico che forse, se dovessimo paragonarlo ad un oggetto, sarebbe un caleidoscopio: per le sue capacità di tirar fuori motivi colorati, per lo stupore che provoca in chi si confronta con lui, per come può apparire un nuovo Guido a seconda del lato a cui si arriva a lui.
Ma per Guido il caleidoscopio sarebbe davvero giusto? Non credo, non dico che sarebbe banale, ma sarebbe assolutamente al di sotto delle sue prerogative….
Allora ho dovuto arrovellarmi ancora un po' e mi è venuto in soccorso, involontariamente, proprio Carlo.
Durante un'altra chiacchierata serale, mi ha detto che suo papà nel film che verrà proiettato al prossimo appuntamento dedicato qui a Guido a giugno, risulta un protagonista dei fotogrammi di quella pellicola, con una parola che non è soltanto un aggettivo, ma è a mio avviso quel tempo verbale che ci aiuterà a definire Guido in questi pochi minuti
Guido in quel film secondo Carlo è un Guido delirante: definizione che secondo me lo avrebbe inorgoglito parecchio; ma non ancora sufficiente.
Guido infatti è sempre costantemente e in ogni occasione un vero PARTICIPIO PRESENTE
Vi ho detto che è stato accogliente
Vi ho già detto che è stato delirante
(concedetemi questa etimologia blasfema per i linguisti) Il suo è uno stato di grazia che riesce ad essere il connubio tra il suo essere vivo e partecipe nel momento in cui è in scena sul palcoscenico della vita e questo ci permette di aggiungere un’altra caratteristica di Guido una persona che positivamente stupisce sempre quando mostra una sua nuova figura di quel caleidoscopio in 3D: Si, Guido è anche stupefacente in tutte le accezioni possibili di questa parola, ti stravolge, ti prende tutto, ti sorprende e ti fa vedere cose che non vedevi
Sarebbe molto facile etichettarlo: un intellettuale, un politico, un corridore, un medico, un musicista, un pittore e mille altre cose ancora, ma non gli renderebbe giustizia perché queste mille sfaccettature del suo essere, non indicano con sufficiente chiarezza quanto lui fosse costantemente attivo… facente… in questo senso
Se è un politico non può fare a meno di essere un militante...
E certamente gli fa piacere essere definito pittore, non fosse altro per rendere omaggio alla sua incredibile famiglia di pittori, ma in realtà lui è un pittore nell'accezione più napoletana possibile. Oserei dire che oltre che pittore è un pittante e questo lo si deduce anche dalle scelte dei soggetti che ritrae nelle sue tele e dalle spiegazioni che immancabili accompagnano i suoi colori con le sue parole
PASSO 3
Intelligente, ma proprio nel senso del participio presente, intelligente perché mette insieme informazioni rielaborandole in maniera originale, genuina e utilizzando un punto di vista che solo chi vola alto con il pensiero, può fare.
Quando Guido parla, non sale mai in cattedra, ma ti prende per mano senza mai essere banale, e ti fa camminare insieme a lui nei sentieri dei suoi pensieri e delle sue conoscenze, condividendo i suoi collegamenti e unendo i puntini di uno schema che tu non vedevi e che lui ha già disegnato
PASSO 4
Guido non ama, Guido è Amante: ama con passione perchè non gli piace camminare o correre, Lui ama correre, è il primo Medico che va in Ospedale a piedi, in braghette, e scarpe da ginnastica, arriva, si cambia e inizia a lavorare. Non lo fa perchè è di moda inizia a farlo prima ancora che i film americani ci indirizzino sulle tendenze radical chic dei manager di Manhattan.
Lui lo fa perchè ama davvero correre, ama svuotarsi la testa, ama staccare dai suoi pensieri per ritrovarli più avanti e rielaborarli.
È tranchant solo sui valori, quelli non si discutono. È di sinistra senza se e senza ma, antifascista, ebreo, napoletano e laico per tutto il resto è intellettualmente vivace e ironico come il primo Woody Allen, si nutre di libri come se fosse onnivoro e sempre affamato una specie di Umberto Eco con il quale condivide anche la passione per i giochi di parole, ma è talmente curioso da essere pronto per ogni novità e riesce senza alcun problema a trasferire gli ideali mettendoli a terra con assoluta concretezza: passa dalla alta difesa pubblica dei diritti umani da M.L.King e Malcom X alla passione per gli ultimi e diseredati di De Andrè curando gratuitamente chi non può permettersi le sue cure
PASSO 5 - Ancora un incontro
Siamo a casa sua, ormai siamo coetanei, io sono all’inizio della mia carriera di fotografo e lui è interessatissimo, adora la fotografia, io gli racconto dei miei studi delle mie esperienze a new york del fatto che sono stato assistente di Mulas che come Berengo Gardin sono nato in Liguria e vivo a Venezia, ma che adesso cerco la mia strada, lui invece mi racconta con altrettanto orgoglio che è stato il primo bimbo ebreo nato a Napoli dopo la liberazione, circonciso da un rabbino della flotta alleata, poi di colpo sembra distrarsi, prende il telefono e fa una chiamata: Pronto Mimmo sono Guido ho qui un cugino, no anzi il marito di mia cugina, no anzi… va beh è troppo lunga spiegartela, insomma devi assolutamente conoscere Alberto, te lo mando nel pomeriggio. Grazie e chiude.
Io quel giorno ho incontrato Mimmo Jodice, ma ho scoperto anche che Guido è anche un ennesimo participio presente lui è Facilitante. Rende tutto facile, crede nei contatti umani e sa che provandoci, ogni progetto può prender forma.
PASSO 6 - Guido è Musicante…
La cena di Pasqua ormai è una tradizione… l’imbarazzo di quel ragazzo ventenne non c’è più e tutti gli anni scendo per non perdermela per nulla al mondo. È tradizione, è una grande abbuffata, è il luogo e il tempo del racconto, delle domande del confronto, e anche del reincontrarsi, ma a Guido non basta e deve aggiungere il suo tocco di famiglia: dopo cena quando tutti barcollano e vogliono andarsene, ci fa spostare in salotto, apre la custodia, sfodera il Sax e costringe i familiari più stretti a collaborare ad una jam session e tutti gli altri devono assistere. Non mi dilungherò certo sulle sue qualità musicali, perché non ne sarei certo in grado, ma da fotografo voglio solo raccontarvi quello che vedo: tutta quanta l’intensità e la purezza della luce dei suoi occhi, quando le guance si gonfiano per fare uscire il suono dall’ottone, in realtà lui sta cantando con la sua anima più profonda (che talvolta, non ne voglia nessuno non sempre ha voglia di uscire) per fare uscire quel vento che ha dentro che racconta le note di sua mamma al pianoforte e le vacanze tra gli ulivi e il mare di Alassio.
PASSO 7
Siamo alla conclusione della nostra scala, i gradini li abbiamo saliti insieme
Vi ho accompagnato in un guazzabuglio di emozioni di ricordi alla rinfusa
di tentativi di restituirvi un po’ di tutto quel Guido che ho avuto il privilegio di avere
i sette gradini che avete salito con me sono un omaggio alla sua scala preferita, quella musicale, mi perdonerete se vi ho annoiato con storielle personali e vicende familiari, ma non potendo competere con gli illustri colleghi che mi affiancano non ho potuto che tentare di giocare d’astuzia e fare un po’ di sano coming out.
PS per concludere davvero vorrei lanciare un ultima provocazione
Io inizio e a chi di voi lo desidera chiedo di aggiungere ai miei, un nuovo participio presente dedicato a lui, a Guido Sacerdoti.
coinvolgente, divertente, affascinante, irriverente, indipendente, importante, presente, combattente, tranquillizzante, interessante, sognante ...
Napoli, 27 Maggio 2023 Alberto Jona Falco
Contributo di Alberto Jona Falco nell'ambito dell'evento "Guido Sacerdoti - Ritratto di un uomo poliedrico" tenutosi il 27 maggio 2023 presso la Fondazione Valenzi, a Napoli
10 anni fa mai mi sarei aspettato di arrivare ad oggi a tentare di fare quello che sto per tentare di fare, ma tu Guido che amavi anche gli scherzi, me l'hai proprio fatta, me l'hai fatta grossa, ma come faccio a non perdonarti… in fondo l’hai fatto, anche e soprattutto grazie alla complicità di Carlo, mi hai buggerato e mi hai portato qui a parlare di te, oggi.
E allora partiamo dal fondo, proprio da Carlo che davvero raccoglie in sé molto di te, e in questo caso, prima di tutto il senso della burla e dello scherzo, ma mai cattivo, mai con intenti negativi e decisamente inserito nel solco della tradizione napoletana, quindi forse nè burla nè scherzo ma sberleffo…. Un cocktail quindi che alle note saporite del witz di humor ebraico spesso sapientemente miscelate tra ironia e autoironia aggiunge il tocco napoletano una giusta quantità di cazzimma
Una sera Carlo, dopo che ha giocato almeno un’oretta con sua figlia Edith, la ruba a Roberta fingendosi il padre perfetto e lo fa con la scusa di metterla a letto, ma in realtà è talmente innamorato di sua figlia che inventerebbe di tutto, comunque una sera che in realtà a Milano è già notte mi telefona, mi chiede come sto, mi chiede come va il lavoro, finge di farsi mille scrupoli per non disturbarmi e poi in realtà mi chiede una mini consulenza professionale come fotografo e grafico, inizia quindi chiedendomi un parere e poi come se niente fosse mi lascia alla fine della telefonata con un'idea veramente folle: "Alberto ma perché non dici anche tu due parole per ricordare papà?",
"ma no dai cosa c’entro io",
"ma siiii mi farebbe piacere giusto due parole, uno due minuti…"
e dopo pochi giorni ti dice che secondo lui non serve più di mezz’ora…
ma voi state tranquilli non è mia intenzione intrattenervi così a lungo.
Io provo a negarmi, gli dico che non ha senso, che non sono davvero nessuno, non sono un collega medico, non sono un musicista, non sono pittore, non sono neanche un runner, non scrivo saggi non sono neanche un parente, se non forse acquisito E allora perché io? Solo perché ti voglio tanto bene Guido è un motivo sufficiente? Sì.
Carlo mi hai convinto non posso dire di NO! Accetto, anzi mi convinco che è giusto.
Seguo quindi l’istinto e l’insegnamento dei miei maestri e con il loro permesso, mi sembra doveroso fare due azioni virtuose secondo la tradizione ebraica: quella di ricordare una persona pronunciando il suo nome per ricordarla ed anche quello di riflettere cercando di trarre insegnamento dal collegamento che è possibile provare a costruire tra le caratteristiche peculiari della persona e alcuni passi biblici, ma state tranquilli questa ultima parte non mi compete e quindi ne sarete risparmiati, però sappiate che dedicare uno studio un ricordo pubblico ad una persona per ricordarla, è proprio una tradizione ebraica e viene detto “Limud”.
Proviamo allora a parlare di te Guido, attraverso un percorso inconsueto e in salita, almeno per me, una specie di scala che passi da un gradino all’altro senza bisogno di nessi tra un passo e l’altro perchè è l’insieme che ci interessa, che la scala dunque ci porti dove vogliamo, apprezzando il passo che incede sui questi 7 gradini.
Il PRIMO PASSO è quando ho conosciuto Guido: è stato, molto presto, io ero proprio un bambino, appena arrivato a Napoli da Genova, con molte allergie e un vaccino anti-colera e i miei mi hanno portato da questo giovane dottore….
Provo a descrivervi la scena: un bimbo di seconda elementare che accompagnato dalla mamma, viene catapultato in uno studio di un dottore sconosciuto che lo riceve per visitarlo, ma, inaspettatamente, invece di cominciare a parlare con la mamma… il Dottore parla con me.
Non ricordo la paura che avrei dovuto avere (in fondo la visita di un dottore non piace a nessun bambino, tanto più se sai che ti sta per tagliuzzare delicatamente entrambe le braccia per appoggiare delle goccine e verificare quale tipo di reazione avrò agli allergeni con i quali mi sta sfiorando).
Ricordo perfettamente che Guido si è subito alzato dalla sua scrivania mi è venuto incontro e si è abbassato per parlarmi, proprio alla mia altezza e, come ho scoperto anni dopo, proprio come raccomandava Janus Korczak, l'inventore del tribunale dei bambini e notissimo pedagogo polacco, ancora oggi studiatissimo, finito a Treblinka per restare insieme ai suoi bambini dell’orfanotrofio del Ghetto di Varsavia.
Guido dicevo mi ha portato alla finestra del suo studio a guardare Lontano, ma proprio lontano oltre a quello che pensavo si potesse vedere da quella finestra.
Insieme abbiamo guardato l'orizzonte, il mare e il cielo, erano tre blu differenti e di questo abbiamo iniziato a parlare.
Lo studio lo ricordo con una scrivania in legno e un mobile con manuali e strana strumentazione alle spalle di Guido, qualche quadro colorato e oggetti divertenti, ma l'altra cosa che mi colpì di quella visita non furono le mie braccia che si erano gonfiate clamorosamente sul braccio delle graminacee e dei gatti, e che prudevano in maniera vertiginosa, ma quando lui dopo un grande sorriso, per chiudere la visita, mi chiede di soffiare tutto il vento che avevo dentro per verificare la mia capacità polmonare.
Io avevo 7 anni e Guido 21 più di me.
Le vicende della vita sono incredibili e diventa difficile raccontarle se non si è romanzieri soprattutto quando sono vicende che a qualcuno potrebbero sembrare semplici coincidenze.
Fatto sta che tre anni dopo, ancora bambino, mi trasferisco a Venezia dove resto fino alla maturità e nulla fa pensare che il mio legame con Napoli e con Guido debba avere un seguito o almeno così appare in quel momento
PASSO 2
Qualche anno dopo, dopo il liceo, una ragazza che abitava a poche decine di metri dal studio di Guido, una napoletana non proprio verace perchè è nata al Vomero, e che avevo conosciuto bambina durante il mio soggiorno triennale a Napoli, mi incuriosisce, mi stupisce e soprattutto mi….concupisce a tal punto che mi tocca tornare a trovarla parecchie volte, finché la cosa si fa seria.
E dopo una serie di innumerevoli viaggi, comincio a frequentare assiduamente anche la famiglia di lei e scopro durante una delle meravigliose cene di Pesach la Pasqua ebraica della quale vi parlerò fra poco, che quella ragazza è in pratica, una cugina di Guido.
Ritrovo quindi Guido una sera in via Michetti, è una sera importante…voi tutti sapete che la sera di Pesach è la cena più importante rappresentata nell’intera storia dell’arte… per qualcuno quella sera è stata l’ultima cena, ma personalmente speravo che così non fosse per me
Immaginate la scena:
Un timoroso ventenne che cerca di farsi un’immagine di bravo ragazzo con la famiglia della sua ragazza, quel poco più che adolescente viene precipitato in una classica famiglia ebraica imbevuta come un babà nelle incredibili dinamiche che rasentano i casi psichiatrici, dovuti alla frenesia che tutto sia a posto e perfetto al momento giusto.
Per fortuna sono ebreo anch'io, ma non pensavo di ritrovarmi sottoposto ad una pressione psicologica di tale entità e per di più in una famiglia che sembrava un vero gineceo, una casa gestita da solo donne, dove ogni fiato o movimento era previsto solo in chiave femminile perché gestita, governata e comandata solo da donne, dalla nonna matriarca all'ultima nipotina e dove ovviamente i pochi uomini presenti per errore, avevano l’unico impegno di sbagliare il meno possibile.
Non vi sto a spiegare cosa vuol dire un esercito di mamme, suocere zie cugine nipoti tutte donne ebree che ti accolgono e ti dicono ognuna con sfumature diverse, cosa devi fare…
ma per fortuna dall’altro lato del tavolo la mia scialuppa di salvataggio: tra tutte queste persone che ti guardano strano: ecco due occhi azzurri, brillanti, raffinati e intelligenti che mi vengono incontro mi stringono la mano e mi dicono Benvenuto,
Io farfuglio qualcosa e per togliermi d’imbarazzo e volendo fare bella figura dico che apprezzo molto e che mi sembra una parola in armonia con il testo che verrà letto durante la serata. La Haggadàh di Pesach infatti recita: ”Chiunque abbia fame venga e mangi; chiunque abbia bisogno venga e celebri Pesach. Quest'anno siamo qui, l'anno prossimo saremo in terra d'Israele; quest'anno siamo qui schiavi, l'anno prossimo saremo in terra di Israele, uomini liberi.”
E lui aggiunge: "in questo senso spero proprio che ce la farai a superare tutta questa ammuina e ad uscirne vivo…e libero".
Guido è INNANZITUTTO proprio questo: accogliente e…autoironico
E pensando a quella serata e riflettendo oggi su chi è Guido, chiacchierando con suo figlio Carlo, sono arrivato alla conclusione che è un uomo davvero difficile da inscatolare in una semplice definizione, è un uomo talmente poliedrico che forse, se dovessimo paragonarlo ad un oggetto, sarebbe un caleidoscopio: per le sue capacità di tirar fuori motivi colorati, per lo stupore che provoca in chi si confronta con lui, per come può apparire un nuovo Guido a seconda del lato a cui si arriva a lui.
Ma per Guido il caleidoscopio sarebbe davvero giusto? Non credo, non dico che sarebbe banale, ma sarebbe assolutamente al di sotto delle sue prerogative….
Allora ho dovuto arrovellarmi ancora un po' e mi è venuto in soccorso, involontariamente, proprio Carlo.
Durante un'altra chiacchierata serale, mi ha detto che suo papà nel film che verrà proiettato al prossimo appuntamento dedicato qui a Guido a giugno, risulta un protagonista dei fotogrammi di quella pellicola, con una parola che non è soltanto un aggettivo, ma è a mio avviso quel tempo verbale che ci aiuterà a definire Guido in questi pochi minuti
Guido in quel film secondo Carlo è un Guido delirante: definizione che secondo me lo avrebbe inorgoglito parecchio; ma non ancora sufficiente.
Guido infatti è sempre costantemente e in ogni occasione un vero PARTICIPIO PRESENTE
Vi ho detto che è stato accogliente
Vi ho già detto che è stato delirante
(concedetemi questa etimologia blasfema per i linguisti) Il suo è uno stato di grazia che riesce ad essere il connubio tra il suo essere vivo e partecipe nel momento in cui è in scena sul palcoscenico della vita e questo ci permette di aggiungere un’altra caratteristica di Guido una persona che positivamente stupisce sempre quando mostra una sua nuova figura di quel caleidoscopio in 3D: Si, Guido è anche stupefacente in tutte le accezioni possibili di questa parola, ti stravolge, ti prende tutto, ti sorprende e ti fa vedere cose che non vedevi
Sarebbe molto facile etichettarlo: un intellettuale, un politico, un corridore, un medico, un musicista, un pittore e mille altre cose ancora, ma non gli renderebbe giustizia perché queste mille sfaccettature del suo essere, non indicano con sufficiente chiarezza quanto lui fosse costantemente attivo… facente… in questo senso
Se è un politico non può fare a meno di essere un militante...
E certamente gli fa piacere essere definito pittore, non fosse altro per rendere omaggio alla sua incredibile famiglia di pittori, ma in realtà lui è un pittore nell'accezione più napoletana possibile. Oserei dire che oltre che pittore è un pittante e questo lo si deduce anche dalle scelte dei soggetti che ritrae nelle sue tele e dalle spiegazioni che immancabili accompagnano i suoi colori con le sue parole
PASSO 3
Intelligente, ma proprio nel senso del participio presente, intelligente perché mette insieme informazioni rielaborandole in maniera originale, genuina e utilizzando un punto di vista che solo chi vola alto con il pensiero, può fare.
Quando Guido parla, non sale mai in cattedra, ma ti prende per mano senza mai essere banale, e ti fa camminare insieme a lui nei sentieri dei suoi pensieri e delle sue conoscenze, condividendo i suoi collegamenti e unendo i puntini di uno schema che tu non vedevi e che lui ha già disegnato
PASSO 4
Guido non ama, Guido è Amante: ama con passione perchè non gli piace camminare o correre, Lui ama correre, è il primo Medico che va in Ospedale a piedi, in braghette, e scarpe da ginnastica, arriva, si cambia e inizia a lavorare. Non lo fa perchè è di moda inizia a farlo prima ancora che i film americani ci indirizzino sulle tendenze radical chic dei manager di Manhattan.
Lui lo fa perchè ama davvero correre, ama svuotarsi la testa, ama staccare dai suoi pensieri per ritrovarli più avanti e rielaborarli.
È tranchant solo sui valori, quelli non si discutono. È di sinistra senza se e senza ma, antifascista, ebreo, napoletano e laico per tutto il resto è intellettualmente vivace e ironico come il primo Woody Allen, si nutre di libri come se fosse onnivoro e sempre affamato una specie di Umberto Eco con il quale condivide anche la passione per i giochi di parole, ma è talmente curioso da essere pronto per ogni novità e riesce senza alcun problema a trasferire gli ideali mettendoli a terra con assoluta concretezza: passa dalla alta difesa pubblica dei diritti umani da M.L.King e Malcom X alla passione per gli ultimi e diseredati di De Andrè curando gratuitamente chi non può permettersi le sue cure
PASSO 5 - Ancora un incontro
Siamo a casa sua, ormai siamo coetanei, io sono all’inizio della mia carriera di fotografo e lui è interessatissimo, adora la fotografia, io gli racconto dei miei studi delle mie esperienze a new york del fatto che sono stato assistente di Mulas che come Berengo Gardin sono nato in Liguria e vivo a Venezia, ma che adesso cerco la mia strada, lui invece mi racconta con altrettanto orgoglio che è stato il primo bimbo ebreo nato a Napoli dopo la liberazione, circonciso da un rabbino della flotta alleata, poi di colpo sembra distrarsi, prende il telefono e fa una chiamata: Pronto Mimmo sono Guido ho qui un cugino, no anzi il marito di mia cugina, no anzi… va beh è troppo lunga spiegartela, insomma devi assolutamente conoscere Alberto, te lo mando nel pomeriggio. Grazie e chiude.
Io quel giorno ho incontrato Mimmo Jodice, ma ho scoperto anche che Guido è anche un ennesimo participio presente lui è Facilitante. Rende tutto facile, crede nei contatti umani e sa che provandoci, ogni progetto può prender forma.
PASSO 6 - Guido è Musicante…
La cena di Pasqua ormai è una tradizione… l’imbarazzo di quel ragazzo ventenne non c’è più e tutti gli anni scendo per non perdermela per nulla al mondo. È tradizione, è una grande abbuffata, è il luogo e il tempo del racconto, delle domande del confronto, e anche del reincontrarsi, ma a Guido non basta e deve aggiungere il suo tocco di famiglia: dopo cena quando tutti barcollano e vogliono andarsene, ci fa spostare in salotto, apre la custodia, sfodera il Sax e costringe i familiari più stretti a collaborare ad una jam session e tutti gli altri devono assistere. Non mi dilungherò certo sulle sue qualità musicali, perché non ne sarei certo in grado, ma da fotografo voglio solo raccontarvi quello che vedo: tutta quanta l’intensità e la purezza della luce dei suoi occhi, quando le guance si gonfiano per fare uscire il suono dall’ottone, in realtà lui sta cantando con la sua anima più profonda (che talvolta, non ne voglia nessuno non sempre ha voglia di uscire) per fare uscire quel vento che ha dentro che racconta le note di sua mamma al pianoforte e le vacanze tra gli ulivi e il mare di Alassio.
PASSO 7
Siamo alla conclusione della nostra scala, i gradini li abbiamo saliti insieme
Vi ho accompagnato in un guazzabuglio di emozioni di ricordi alla rinfusa
di tentativi di restituirvi un po’ di tutto quel Guido che ho avuto il privilegio di avere
i sette gradini che avete salito con me sono un omaggio alla sua scala preferita, quella musicale, mi perdonerete se vi ho annoiato con storielle personali e vicende familiari, ma non potendo competere con gli illustri colleghi che mi affiancano non ho potuto che tentare di giocare d’astuzia e fare un po’ di sano coming out.
PS per concludere davvero vorrei lanciare un ultima provocazione
Io inizio e a chi di voi lo desidera chiedo di aggiungere ai miei, un nuovo participio presente dedicato a lui, a Guido Sacerdoti.
coinvolgente, divertente, affascinante, irriverente, indipendente, importante, presente, combattente, tranquillizzante, interessante, sognante ...
Napoli, 27 Maggio 2023 Alberto Jona Falco