Concepito tra il 2011 ed il 2013, il Trittico "La Genesi" rappresenta l'ultima fatica pittorica di Guido e fu esposto in occasione di una mostra collettiva presso la Libreria Guida a Port'Alba nel Febbraio 2013.
Trittico "La Genesi" di Guido Sacerdoti
E’ rappresentabile la Shoah? È rappresentabile senza compiere una profanazione ? Cosa dipingerò ? mi chiedo angosciato. Mia madre mi risponde in sogno « Potevamo finire anche noi nei forni, così non saresti nato o forse neppure concepito o saresti scomparso anche tu nel nulla. Dunque: dipingi una Nascita e poi il suo contrario, una Distruzione, e poi una Speranza». Così è nato questo trittico.
E’ rappresentabile la Shoah? È rappresentabile senza compiere una profanazione ? Cosa dipingerò ? mi chiedo angosciato. Mia madre mi risponde in sogno « Potevamo finire anche noi nei forni, così non saresti nato o forse neppure concepito o saresti scomparso anche tu nel nulla. Dunque: dipingi una Nascita e poi il suo contrario, una Distruzione, e poi una Speranza». Così è nato questo trittico.
La prima tela (Bereshit, la prima parola della Genesi) rappresenta una donna che partorisce in uno scenario primordiale dove si sta svolgendo qualcosa di grandioso: è la nascita del mondo sotto la guida di un principio ordinatore che dal caos separa la terra, le acque, i cieli, la luce, le tenebre.
I motori della Creazione sono le tre Lettere Madri (Aleph, Mem, Shin) ( al centro , nel cielo). Altre parole aleggiano sulla tela: nefesh ( l’anima naturale), adam (l’essere umano), tre dei nomi sacri di Dio: Sof, (l’Uno Infinito), Adonai, Elohim, a copertura del nome non pronunciabile, il Tetragramma; daman , che è un bisbiglio, un mormorio sommesso, col quale, chi è in grado di farlo, può avvertire la voce della Trascendenza nel mondo (‘olam), e infine ‘or (la Luce divina). Mi sono ispirato alla interpretazione kabbalistica della creazione, chiamata Tzimtzum, parola onomatopeica che indica il processo di contrazione e condensazione della Natura divina su sé stessa, per dare spazio alla sostanza fisica. Mi ha sedotto soprattutto l’idea di dipingere un cielo in un subbuglio ordinato, dove fossero visibili le dieci Sefirot ( Attributi divini), che collegano, nei due sensi, dall’alto in basso, e dal basso in alto, l’uomo a Dio e Dio all’uomo.
I motori della Creazione sono le tre Lettere Madri (Aleph, Mem, Shin) ( al centro , nel cielo). Altre parole aleggiano sulla tela: nefesh ( l’anima naturale), adam (l’essere umano), tre dei nomi sacri di Dio: Sof, (l’Uno Infinito), Adonai, Elohim, a copertura del nome non pronunciabile, il Tetragramma; daman , che è un bisbiglio, un mormorio sommesso, col quale, chi è in grado di farlo, può avvertire la voce della Trascendenza nel mondo (‘olam), e infine ‘or (la Luce divina). Mi sono ispirato alla interpretazione kabbalistica della creazione, chiamata Tzimtzum, parola onomatopeica che indica il processo di contrazione e condensazione della Natura divina su sé stessa, per dare spazio alla sostanza fisica. Mi ha sedotto soprattutto l’idea di dipingere un cielo in un subbuglio ordinato, dove fossero visibili le dieci Sefirot ( Attributi divini), che collegano, nei due sensi, dall’alto in basso, e dal basso in alto, l’uomo a Dio e Dio all’uomo.
Nella seconda tela (Shoah) quel silenzio pregno di tutte le possibili parole e di tutta la possibile poesia, quel mormorio sommesso della Creazione, si è convertito in un urlo. Sacrifici umani sono incessantemente offerti a divinità idolatriche, il mondo, capovolto, è franato in un abisso claustrofobico, la donna prosperosa che stava partorendo è stata sostituita da un corpo livido appeso a un gancio come un animale, le viscere sanguinanti; il tenero mare verde smeraldo è divenuto un magma informe, nel cielo buio della paranoia è incisa ossessivamente una parola sola: Shoah; lo scenario è un cumulo di rovine e di teschi. Immerse in questo buio immagino le persone che non ho potuto conoscere, il cui ricordo in famiglia è stato, per difesa, censurato. Penso anche ai pittori e agli scultori deportati e assassinati, alle loro opere distrutte negli ateliers : Rudolf Lévy, Max Jacob, Otto Freundlich, Samuel Lipschitz, Adolphe Feder, Abraham Weinbaum, Jacob Macznik, Alexander Heimovits, Henri Epstein…
Marc Chagall a loro dedica un kaddish: Agli artisti martiri (1950)
(…) Ora li vedo laceri che si trascinano
A piedi nudi su cammini muti.
I fratelli d’Israele, di Pissarro e di
Modigliani, i nostri fratelli – condotti
Con corde dai figli di Dürer, di Kranach
E di Holbein – verso la morte e i crematori.
(…) Si spegne l’ultima scintilla,
svanisce l’ultimo corpo.
Tutto si svolge come prima di un nuovo diluvio.
Mi alzo e vi dico addio (…)
Marc Chagall a loro dedica un kaddish: Agli artisti martiri (1950)
(…) Ora li vedo laceri che si trascinano
A piedi nudi su cammini muti.
I fratelli d’Israele, di Pissarro e di
Modigliani, i nostri fratelli – condotti
Con corde dai figli di Dürer, di Kranach
E di Holbein – verso la morte e i crematori.
(…) Si spegne l’ultima scintilla,
svanisce l’ultimo corpo.
Tutto si svolge come prima di un nuovo diluvio.
Mi alzo e vi dico addio (…)
La terza tela si intitola Shalom ( Pace). Le sue quattro lettere sono cucite nel cielo, che è ridiventato un vero cielo. Anche il golfo, che si apre nuovamente tra i due promontori, è ora riconoscibile come un mare. È comparso il verde permanente e il verde di cadmio , a indicare la presenza di una vegetazione primaverile sulle rocce vulcaniche. I fiori e la frutta sono disposti là dove giaceva la partoriente: sono i prodotti della Vita che sempre germoglia dopo ogni distruzione. All’orizzonte si staglia di nuovo lo scoglio della prima tela.
Sento che Shalom è solo un augurio di salvezza collettiva, è solo una (pur necessaria) speranza, ma dipingo queste lettere senza alcuna illusione. Altrove, in questo preciso istante, esseri umani stanno massacrando altri esseri umani, e, come nei Salmi, qualcuno si sta invano chiedendo : Dio mio, Dio mio, perché mi abbandoni ?
Sento che Shalom è solo un augurio di salvezza collettiva, è solo una (pur necessaria) speranza, ma dipingo queste lettere senza alcuna illusione. Altrove, in questo preciso istante, esseri umani stanno massacrando altri esseri umani, e, come nei Salmi, qualcuno si sta invano chiedendo : Dio mio, Dio mio, perché mi abbandoni ?